Dal Conflitto al Confronto: Riattivare lo Stato dell’Io Adulto per la Salute delle Organizzazioni

Dal Conflitto al Confronto: Riattivare lo Stato dell’Io Adulto per la Salute delle Organizzazioni

Il conflitto rappresenta una componente inevitabile delle dinamiche interpersonali all’interno dei contesti organizzativi. Tuttavia, la qualità e gli esiti dei conflitti non dipendono dalla loro presenza in sé, bensì dal modo in cui essi vengono gestiti. La letteratura sull’Analisi Transazionale (Berne, 1961; Stewart & Joines, 1987) offre strumenti concettuali e operativi per comprendere come trasformare il conflitto da fenomeno distruttivo a risorsa generativa. Al centro di questa trasformazione vi è la riattivazione dello Stato dell’Io Adulto, condizione necessaria per affrontare situazioni critiche in modo assertivo, razionale e costruttivo.

Gli Stati dell’Io come chiave di lettura dei comportamenti

Secondo l’Analisi Transazionale, il comportamento umano può essere compreso attraverso l’interazione di tre Stati dell’Io: il Genitore, il Bambino e l’Adulto. Questi stati rappresentano sistemi coerenti di pensieri, emozioni e comportamenti appresi nell’infanzia (Genitore e Bambino) o sviluppati attraverso l’elaborazione logica e oggettiva della realtà (Adulto). In particolare, lo Stato dell’Io Adulto rappresenta la funzione dell’individuo capace di analizzare dati in tempo reale, prendere decisioni ponderate e comunicare in modo assertivo e consapevole.

Nelle situazioni di tensione o conflitto, lo Stato dell’Io Adulto tende frequentemente a “disattivarsi” (Harris, 1973), lasciando spazio a risposte automatiche provenienti dal Genitore Critico (giudicante, normativo) o dal Bambino (Ferito o Ribelle), che possono manifestarsi attraverso reazioni impulsive, difensive o manipolatorie. Quando ciò accade, il conflitto si polarizza, degenerando in dinamiche relazionali disfunzionali.

I giochi psicologici: cicli relazionali disfunzionali

Un contributo centrale dell’Analisi Transazionale è il concetto di gioco psicologico, introdotto da Eric Berne nel testo Games People Play (1964). Si tratta di sequenze prevedibili e ripetitive di interazioni che seguono un copione inconscio, in cui gli interlocutori assumono ruoli fissi – Vittima, Persecutore e Salvatore – secondo il triangolo drammatico di Karpman (1968). Questi giochi si attivano quando il bisogno reale non viene espresso direttamente attraverso l’Adulto, ma mascherato da strategie relazionali disfunzionali.

Ad esempio, un collaboratore che si sente sovraccarico potrebbe agire inconsciamente il ruolo di Vittima, attirando un collega nel ruolo di Salvatore. Quest’ultimo, intervenendo senza avere una chiara comprensione del bisogno reale, rischia di essere poi accusato di incompetenza o intrusività, diventando Persecutore. Il gioco si conclude con frustrazione reciproca, deterioramento della fiducia e cristallizzazione del conflitto.

Racketeering emotivo: emozioni sostitutive e copione di vita

Il fenomeno dei racket emozionali descrive un ulteriore livello di complessità nei processi relazionali. Si tratta di emozioni apprese nell’infanzia e socialmente “accettabili” all’interno del proprio sistema familiare o culturale, che sostituiscono emozioni autentiche, più vulnerabili o percepite come pericolose. Una persona può, ad esempio, manifestare rabbia (racket) quando in realtà prova tristezza o bisogno di conforto (emozione autentica). Questo meccanismo, descritto in dettaglio da Steiner (1971), è alla base della costruzione del copione di vita, ovvero un piano inconscio che orienta convinzioni, scelte e identità relazionali.

Nel contesto organizzativo, ciò si traduce spesso in comportamenti autosabotanti o disfunzionali. Un esempio: il manager che assume un atteggiamento iper-responsabile e si sacrifica per il team, rifiutando aiuto o delega, può agire un copione in cui il valore personale è legato al sacrificio. Questo comportamento, pur mosso da una buona intenzione, rischia di generare burnout, isolamento e tensioni latenti.

Le posizioni esistenziali: la matrice relazionale di base

Alla base della teoria dell’Analisi Transazionale si trova il concetto di posizioni esistenziali, ovvero l’insieme di convinzioni profonde che ciascuna persona sviluppa su di sé e sugli altri. Tali posizioni si cristallizzano precocemente e influenzano il modo in cui interpretiamo le relazioni:

  • Io OK – Tu OK: visione di sé e degli altri come degni, competenti e affidabili. È la posizione ideale per la cooperazione e la risoluzione dei conflitti.
  • Io OK – Tu non OK: posizione giudicante o di superiorità, alla base di relazioni competitive o svalutanti.
  • Io non OK – Tu OK: vissuto di inferiorità o dipendenza, spesso associato a vittimismo e compiacenza.
  • Io non OK – Tu non OK: posizione di disperazione, cinismo o distacco relazionale, spesso correlata a fenomeni di disengagement e burnout.

La posizione Io OK – Tu OK è quella che consente il funzionamento più efficace dello Stato dell’Io Adulto e favorisce dinamiche di confronto costruttivo. Le altre posizioni tendono ad attivare giochi psicologici, difese e fraintendimenti.

Interventi per la riattivazione dello Stato dell’Io Adulto nelle organizzazioni

Promuovere l’attivazione dello Stato dell’Io Adulto all’interno delle organizzazioni richiede un approccio multilivello, che integri azioni individuali, culturali e strutturali.

Sviluppo di una cultura relazionale OK-OK

Creare un clima relazionale basato su fiducia, rispetto reciproco e legittimità dei bisogni è il prerequisito per la maturazione di comunicazioni Adulto-Adulto. Ciò implica non solo dichiarare valori di cooperazione, ma anche tradurli in pratiche quotidiane: ascolto attivo, gestione trasparente del feedback, valorizzazione delle differenze.

Formazione alla consapevolezza degli Stati dell’Io e dei giochi

L’introduzione di percorsi formativi basati sull’AT può aiutare i membri dell’organizzazione a riconoscere in tempo reale il proprio stato dell’Io, a individuare l’attivazione di giochi psicologici e a scegliere risposte più funzionali. Tali percorsi sviluppano competenze relazionali, aumentano l’intelligenza emotiva e contribuiscono alla prevenzione dei conflitti distruttivi.

Sostegno al lavoro individuale sul copione

Attraverso percorsi individuali (counseling psicologico o psicoterapia), i collaboratori possono acquisire maggiore consapevolezza dei propri automatismi relazionali e lavorare sui nodi profondi del proprio copione di vita. Questo lavoro permette di ridurre l’attivazione di racket emotivi e favorire una maggiore flessibilità e autenticità nelle relazioni.

Implementazione di spazi strutturati per l’ascolto e il confronto Strumenti organizzativi come riunioni di riflessione, supervisioni, momenti ritualizzati di debriefing emotivo e processi strutturati di feedback rappresentano contenitori protetti in cui lo Stato dell’Io Adulto può operare in modo efficace. Tali spazi permettono di anticipare o rielaborare i conflitti, evitando che essi degenerino in dramma o chiusura.

0 Commenti

Lascia il tuo commento