Nel campo della psicoterapia moderna, sta emergendo una consapevolezza sempre più profonda dell’importanza del corpo nella regolazione emotiva e nella cura del trauma. Tra i contributi più innovativi e trasformativi, la Teoria Polivagale — sviluppata dal neuroscienziato Stephen Porges — ha rivoluzionato il modo in cui comprendiamo le nostre reazioni fisiologiche, le relazioni e le modalità con cui affrontiamo lo stress.

Questo articolo approfondisce la teoria polivagale e il ruolo centrale del nervo vago e del tessuto connettivo, rendendoli accessibili anche a chi non è esperto del settore, ma è interessato al benessere psico-fisico e alla crescita personale.

Cos’è la Teoria Polivagale? Un nuovo modo di comprendere il sistema nervoso

La teoria polivagale è stata introdotta da Stephen Porges nei primi anni 2000. Nasce da un’approfondita osservazione del sistema nervoso autonomo (SNA), che regola le nostre funzioni vitali in modo automatico — battito cardiaco, respirazione, digestione — ma anche le nostre risposte di sopravvivenza: attacco, fuga o immobilizzazione.

Tradizionalmente, si pensava che il sistema nervoso autonomo fosse diviso semplicemente in due parti: simpatico (attivazione) e parasimpatico (rilassamento). Porges ha introdotto una terza via che ristruttura questa visione, introducendo il concetto di gerarchia delle risposte fisiologiche basate sulla percezione (conscia o inconscia) di sicurezza o pericolo.

La chiave di volta di questa teoria è il nervo vago, il decimo nervo cranico, così chiamato per il suo “andare vagabondando” in tutto il corpo, con ramificazioni che arrivano al cuore, ai polmoni, all’intestino e persino alla gola.


Le Tre Vie del Sistema Nervoso Secondo la Teoria Polivagale

La teoria polivagale descrive tre percorsi gerarchici attraverso cui il sistema nervoso autonomo risponde agli stimoli ambientali:

  1. Sistema ventrovagale (parasimpatico “moderno”): È la risposta più evoluta, associata a stati di calma, connessione sociale e sicurezza. È attivata quando il nostro sistema percepisce l’ambiente come sicuro. È il sistema della regolazione emozionale, della prosocialità, della voce empatica e del contatto visivo.
  2. Sistema simpatico: Attivato in presenza di una minaccia percepita, prepara il corpo alla risposta di attacco o fuga. Il cuore accelera, i muscoli si tendono, la mente si focalizza sulla sopravvivenza.
  3. Sistema dorsovagale (parasimpatico “antico”): In situazioni di pericolo estremo, si attiva una risposta di congelamento o collasso. Questa è una modalità primitiva di conservazione dell’energia: dissociazione, chiusura, torpore. Tipica in casi di trauma complesso o cronico.

“Il nostro sistema nervoso è progettato per rilevare la sicurezza, non per pensare alla sicurezza.”
Stephen Porges


Il ruolo del Nervo Vago: Comunicazione, guarigione e connessione

Il nervo vago svolge un ruolo centrale nella comunicazione bidirezionale tra cervello e corpo. È coinvolto nella regolazione della frequenza cardiaca, della digestione e della risposta immunitaria, ma è anche alla base della neurocezione, ovvero la capacità automatica e inconscia di valutare se siamo al sicuro o in pericolo.

Quando il vago ventrale è attivo, ci sentiamo connessi, presenti, capaci di empatia e aperti alla relazione. È questo lo stato fisiologico che i terapeuti mirano a facilitare nel setting terapeutico: uno spazio sicuro, dove corpo e mente possano rilassarsi e avviare processi di integrazione e guarigione.


Il Tessuto Connettivo: Il “corpo intelligente” che parla al sistema nervoso

Accanto al nervo vago, il tessuto connettivo — o fascia — è un altro grande protagonista silenzioso del nostro benessere. È un sistema continuo che avvolge muscoli, organi, nervi e ossa, e che svolge funzioni fondamentali di trasmissione di informazioni meccaniche ed elettriche.

Secondo studi recenti (Schleip & Müller, 2013), la fascia è altamente innervata e interagisce attivamente con il sistema nervoso autonomo. Le tensioni accumulate nella fascia a causa di stress cronico, traumi o posture scorrette, possono limitare la mobilità del nervo vago e alterare la percezione di sicurezza corporea.

“Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica.”
Bessel van der Kolk, The Body Keeps the Score

Questo significa che lavorare sul corpo — attraverso il movimento consapevole, il tocco terapeutico, la respirazione — può liberare blocchi fisici ed emotivi, e favorire la regolazione autonoma.


Come si manifesta la disregolazione del sistema polivagale?

Quando il sistema nervoso è in uno stato di iperattivazione (simpatica), la persona può sperimentare ansia, irrequietezza, irritabilità, ipervigilanza. Quando invece prevale la dorsovagale, si possono manifestare sintomi come stanchezza cronica, anedonia, depressione, dissociazione, senso di vuoto.

Molti disturbi emotivi — dal disturbo post-traumatico da stress (PTSD) all’ansia sociale, dai problemi relazionali alla depressione — possono essere interpretati anche come espressioni di una neurocezione distorta. In altre parole, il cervello registra come pericoloso ciò che potrebbe essere sicuro, mantenendo il corpo in uno stato di allerta o chiusura.


Le Tre “P” in Analisi Transazionale e la Teoria Polivagale

Un’interessante integrazione arriva dall’Analisi Transazionale (Eric Berne), che evidenzia l’importanza di tre elementi fondamentali per il benessere personale e relazionale: Potere, Permesso, Protezione.

  • Potere: La capacità di assumere il controllo del proprio spazio interno, di dare significato alla propria esperienza e di agire con intenzionalità.
  • Permesso: La legittimazione a essere se stessi, a provare emozioni, ad avere bisogni e a dire di no.
  • Protezione: La possibilità di stabilire confini chiari, di sentirsi al sicuro, di fermarsi quando qualcosa non è salutare.

Questi tre elementi corrispondono perfettamente agli stati vagali descritti da Porges: quando una persona è in contatto col proprio potere, si regola; quando si dà il permesso, si connette; quando si protegge, si orienta al benessere.


Come si stimola il Nervo Vago? Pratiche quotidiane e terapeutiche

La buona notizia è che il nervo vago può essere attivato, allenato e rinforzato. Numerosi approcci terapeutici integrano queste conoscenze con strumenti pratici:

Pratiche terapeutiche:

  • Respiro consapevole: inspirazione breve ed espirazione lunga stimola la componente ventrovagale.
  • Movimento somatico (yoga, bioenergetica, feldenkrais): aiuta a sciogliere tensioni e migliorare la neurocezione.
  • Terapie somatiche come Somatic Experiencing® (Peter Levine) o Sensorimotor Psychotherapy® (Pat Ogden).
  • EMDR: lavora sul sistema nervoso attraverso stimolazioni bilaterali per favorire la rielaborazione di eventi traumatici.

Azioni quotidiane:

  • Canto, humming (mormorii), mantra: la stimolazione vocale coinvolge il nervo vago attraverso la faringe.
  • Bagni freddi o spruzzi sul viso: attivano la risposta vagale attraverso il riflesso del nervo trigemino.
  • Contatto visivo empatico, abbracci, animali domestici: attivano la connessione sociale e quindi la regolazione del sistema ventrovagale.

“La sicurezza è l’ingrediente principale della guarigione.”
Deb Dana, autrice di The Polyvagal Theory in Therapy

Fonti e Approfondimenti

  • Porges, S. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-Regulation.
  • Dana, D. (2018). The Polyvagal Theory in Therapy: Engaging the Rhythm of Regulation.
  • Van der Kolk, B. (2014). The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma.
  • Schleip, R., Müller, D. G. (2013). Training principles for fascial connective tissues: Scientific foundation and suggested practical applications.
  • Levine, P. (1997). Waking the Tiger: Healing Trauma.
  • Ogden, P. (2006). Trauma and the Body: A Sensorimotor Approach to Psychotherapy.
  • Kraus, T. et al. (2007). Cold exposure and vagus nerve stimulation: Effects on heart rate variability and mood.

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