Negli anni ‘60 e ‘70, terapeuti come Fritz Perls, Carl Rogers, Bob e Mary Goulding e Albert Ellis rivoluzionarono il mondo della psicoterapia portando al centro del setting clinico il mondo interno del cliente: emozioni, vissuti, autenticità. I loro interventi, spesso percepiti come quasi “magici”, erano potenti, trasformativi, ma difficilmente replicabili, perché poco si sapeva sui meccanismi esatti alla base di quei cambiamenti emotivi profondi.
È stato Leslie S. Greenberg, psicologo clinico e ricercatore alla York University di Toronto, a cambiare le regole del gioco. Il suo contributo è stato duplice: da un lato ha dato rigore scientifico ed empirico a tecniche esperienziali già utilizzate da decenni, dall’altro ha formalizzato un modello processuale del cambiamento emotivo, mantenendo viva l’autenticità degli interventi senza renderli meccanici.
Il Cuore dell’Approccio Esperienziale
L’approccio esperienziale, oggi strutturato nell’Emotion-Focused Therapy (EFT), fonda le sue radici nell’idea che il cambiamento terapeutico non avvenga solo con la comprensione cognitiva, ma richieda un coinvolgimento diretto e profondo nell’esperienza emotiva del cliente.
Come scrive Greenberg (2002):
“L’emozione è un sistema primario di significato e di motivazione. È attraverso l’elaborazione emotiva che le persone riescono a trasformare i propri significati profondi.”
In questa cornice, l’esperienza diventa motore del cambiamento, non semplice contenuto. Il terapeuta facilita l’emersione e la rielaborazione delle emozioni attraverso tecniche strutturate, ma sempre flessibili e centrate sul cliente.
Dalla Magia alla Mappa: L’Innovazione di Greenberg
Greenberg ha saputo osservare e codificare ciò che negli anni precedenti era appannaggio dei “giganti carismatici” della psicoterapia. I suoi studi hanno permesso di:
- Identificare “marker esperienziali”, ovvero segnali clinici che guidano la scelta dell’intervento terapeutico (Greenberg, Rice & Elliott, 1993);
- Formalizzare fasi processuali del cambiamento emozionale;
- Validare empiricamente i risultati (Greenberg & Watson, 2006), dimostrando che la Emotion-Focused Therapy è efficace in numerose condizioni cliniche, come depressione, ansia, disturbi relazionali e traumi.
Efficacia: qualche numero
Una metanalisi condotta da Elliott, Watson, Greenberg et al. (2004) ha mostrato che l’EFT ha un effetto medio (d = 1.31) nei trattamenti individuali, superiore alla media delle psicoterapie (d = 0.85).
Nella terapia di coppia (Greenberg & Goldman, 2008), l’EFT ha mostrato tassi di miglioramento del 70-75%, con stabilità nel follow-up.
Le Sette Fasi del Cambiamento Emotivo
Il modello processuale sviluppato da Greenberg individua sette tappe essenziali nel percorso terapeutico:
1. Costruzione della Relazione
Una solida alleanza terapeutica, fondata su empatia e autenticità, crea lo spazio sicuro per l’esplorazione emotiva (Rogers, 1957: “condizioni necessarie e sufficienti”).
2. Rievocazione Empatica
Il terapeuta si sintonizza con il vissuto interno del cliente. Secondo Rogers (1961), questa comprensione empatica profonda favorisce l’autocomprensione e la crescita.
3. Identificazione del Compito (Marker)
Si individua il “problema sentito” (felt sense), secondo la definizione di Eugene Gendlin (1981), da cui parte il lavoro esperienziale mirato.
4. Evocazione/Attivazione dell’Esperienza
Il cliente si immerge attivamente nel proprio vissuto. Qui si utilizza, ad esempio, il dialogo delle due sedie, tecnica mutuata da Fritz Perls e sistematizzata da Greenberg (Greenberg et al., 1993).
5. Esplorazione Esperienziale
Attraverso attenzione focalizzata e simbolizzazione, il cliente rielabora emozioni dolorose in modo nuovo. Greenberg parla di “accesso all’emozione primaria adattiva”, risorsa trasformativa spesso nascosta dietro emozioni secondarie disfunzionali.
6. Cambiamento degli Schemi
Avviene la trasformazione profonda: nuove emozioni emergono, nuovi significati si formano. È qui che il “vecchio sé” viene rivisto e riorganizzato.
7. Integrazione e Prospettiva
Il cliente dà senso all’esperienza trasformativa e integra il cambiamento nel proprio sé narrativo, sviluppando nuove strategie relazionali ed esistenziali.
Un Ponte tra Le Scuole
Greenberg è riuscito a unificare sotto un modello scientificamente fondato elementi provenienti da diverse tradizioni terapeutiche:
- Empatia e relazione terapeutica da Carl Rogers
- Dialogo interiore e lavoro con le parti del sé da Fritz Perls
- Ristrutturazione cognitiva-emozionale in linea con Ellis e i Goulding
- Lavoro corporeo e simbolico ispirato anche a Gendlin e alla terapia della Gestalt
Senza mai snaturare l’esperienza, Greenberg ha dato a questi interventi un respiro teorico e metodologico solido, ma umano.
L’Emozione è la Bussola del Cambiamento
In un’epoca in cui molte terapie si orientano verso l’efficienza e la standardizzazione, l’approccio esperienziale ci ricorda che il cambiamento autentico passa attraverso la profondità.
Come scrive Greenberg:
“Le emozioni devono essere accettate, esplorate e utilizzate come guida per la trasformazione personale.”
L’approccio esperienziale-processuale non è solo una tecnica: è una filosofia dell’incontro umano, che valorizza l’emozione come messaggero e la relazione come spazio sacro per la trasformazione.
Le emozioni quindi non sono solo reazioni da gestire o contenere, ma strumenti fondamentali di orientamento.
“Le emozioni ci informano su cosa è importante per noi e ci motivano ad agire. La terapia esperienziale aiuta le persone ad accedere, esplorare, regolare e trasformare le emozioni.” (Greenberg, 2015)
Questo modello si fonda su una distinzione fondamentale tra:
- Emozioni primarie adattive: risposte sane e immediate a stimoli rilevanti (es. paura di fronte a un pericolo reale).
- Emozioni primarie disadattive: risposte automatiche apprese in passato che non sono più funzionali (es. vergogna persistente legata a esperienze traumatiche).
- Emozioni secondarie: reazioni alle emozioni (es. rabbia che copre la tristezza).
- Emozioni strumentali: espresse per ottenere un effetto sugli altri (es. pianto simulato per suscitare compassione).
La terapia mira a disattivare le emozioni disfunzionali (secondarie o disadattive) e promuovere l’accesso a quelle primarie adattive, considerate la fonte autentica del cambiamento.
La frase chiave che sintetizza questa visione è:
“Solo un’emozione può cambiare un’altra emozione” (Greenberg, 2002).
Tecniche Esperienziali: Strumenti per l’Esplorazione
Per facilitare il processo di cambiamento, l’approccio esperienziale utilizza tecniche ormai consolidate:
1. La Focalizzazione (Focusing)
Sviluppata da Eugene Gendlin (1981), questa tecnica aiuta il cliente a contattare una “sensazione sentita” (felt sense), spesso indefinita ma carica di significato. Il terapeuta accompagna il cliente a dare forma e parola a ciò che ancora non è chiaro, facilitando insight profondi.
2. Il Lavoro con le Due Sedie
Introdotto da Fritz Perls nella Gestalt e sistematizzato da Greenberg, questo metodo mette in scena un dialogo tra parti conflittuali del sé (es. il sé critico e il sé vulnerabile). Il cambiamento avviene quando il cliente riesce a integrare queste parti e trovare un nuovo equilibrio interno.
3. La Rievocazione di Ricordi Emotivi
In alcune situazioni, si invita il cliente a rientrare in un ricordo emotivamente significativo, per riviverlo in modo nuovo alla luce delle risorse attuali. Questa tecnica, se ben condotta, può portare a riformulare la narrazione personale e liberare emozioni bloccate.
4. Espressione Emotiva Guidata
L’obiettivo è favorire l’espressione autentica e simbolica delle emozioni (ad esempio, piangere, gridare, scrivere, disegnare), in un contesto protetto, per sciogliere tensioni e costruire significati nuovi.
La Relazione Terapeutica come Spazio di Rinascita
La cornice relazionale è il contenitore di tutto il lavoro. Senza una relazione autentica, empatica e non giudicante, non può avvenire alcun vero cambiamento.
Come affermava Carl Rogers (1957):
“Quando mi viene offerta comprensione empatica e accettazione, posso esplorare ciò che è nascosto dentro di me e crescere.”
Greenberg ha mantenuto questa eredità centrale nel suo modello, integrandola con tecniche più attive e strutturate, ma sempre al servizio dell’autenticità e dell’autonomia del cliente.
Applicazioni Cliniche e Contesti
L’approccio esperienziale è stato applicato con successo in molteplici ambiti:
- Depressione: promuovendo l’accesso a emozioni come il dolore, la rabbia o il bisogno d’amore (Greenberg & Watson, 2006).
- Disturbi d’ansia: aiutando i clienti a distinguere tra paura primaria e ansia secondaria.
- Disturbi relazionali: lavorando sull’assertività e l’auto-espressione nei conflitti (Greenberg & Goldman, 2008).
- Traumi: facilitando la trasformazione di emozioni traumatiche congelate in emozioni primarie adattive, spesso accompagnate da compassione verso il sé (Paivio & Pascual-Leone, 2010).
- Coppia e Famiglia: l’Emotionally Focused Therapy di Sue Johnson (che si ispira a Greenberg) ha mostrato alti tassi di efficacia nel trattamento delle relazioni di coppia.
Conclusione: Un Approccio Umano e Scientifico
L’approccio esperienziale-processuale rappresenta oggi uno dei modelli più maturi e integrati della psicoterapia contemporanea.
Unisce la profondità umana dei grandi maestri del passato con la rigorosa sistematizzazione scientifica offerta da Greenberg e dai suoi collaboratori.
È un approccio che dà voce al mondo interno e insegna a trasformarlo, con delicatezza, ma anche con potenza.
Come afferma Greenberg (2015):
“L’obiettivo non è solo stare meglio, ma diventare più autentici, più liberi, più capaci di vivere le proprie emozioni come risorse, non come ostacoli.”
Alcuni Riferimenti bibliografici:
- Greenberg, L.S. (2002). Emotion-Focused Therapy: Coaching Clients to Work Through Their Feelings. APA.
- Rogers, C.R. (1961). On Becoming a Person.
- Gendlin, E.T. (1981). Focusing. Bantam.
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